mercoledì 2 novembre 2022

Carlo il bonsai adora leggere (ma alcune cose in particolare): "Cinzia" di Leo Ortolani

 

“Ho smesso da tempo, di spiegare alla gente. Tanto la gente vede quello che vuole vedere. E, quando mi guardano, lo so cosa vedono. Una macchia. Una macchia scura sul vestito pulito della loro realtà.”

 

Cinzia nasce dalla fantasia di Leo Ortolani come personaggio comprimario di Rat-Man. Nato uomo, di professione postino, si innamora perdutamente dell’eroe con la maschera dalle grandi orecchie, fino a decidere di cambiare vita, e diventare appunto Cinzia. Il personaggio non ci ha messo molto a riscuotere un successo clamoroso, diventando ben presto la spalla perfetta per le (dis)avventure di Rat-Man e per l’ironia spietata dell’autore. Ortolani sta al politicamente corretto così come il suo personaggio iconico sta al bodybuilding, ma è grazie alla sua innata sensibilità nel trattare temi estremamente delicati, che la sua comicità non risulta mai volgare né fuori luogo. E probabilmente è stata proprio questa sua recettività emotiva, a convincerlo, anno dopo anno, che Cinzia fosse molto di più di una mera spalla comica, ricettacolo di luoghi comuni (creati ad arte per rendere ridicoli i personaggi che la schernivano e non lei, vittima di abusi verbali). Per la fortuna di chi ha letto, e leggerà, questa graphic novel, alla fine il nostro autore ha preso il coraggio a due mani, realizzando un’opera di rara delicatezza e sarcasmo. Il primo passo era affrancare Cinzia dal mondo di Rat-Man, mettendola in un contesto normale, senza improbabili eroi in calzamaglia a rubarle la scena. Unico filo che lega i due universi, è Tamara (TESORA!), transessuale come Cinzia, nonché sua migliore amica. Così facendo Ortolani ha creato una storia veramente universale, nella quale tutti si rivedranno. Perché, tralasciando il contesto che vedrete più avanti, semplice espediente narrativo, qui si parla della ricerca del proprio io, della prima cosa da trovare per poter sperare di vivere sereni. Cinzia è un transessuale che, fin dalla giovanissima età, ha vissuto il tormento di una sessualità che non si estrinsecava e non combaciava  con il suo aspetto esteriore. Solo la nonna, dalla quale “prenderà” il suo nuovo nome, sembra capirla e sostenerla. Oramai adulta è alla continua ricerca della sua identità, ma soprattutto è disperatamente bisognosa di essere accettata per ciò che è. Passa così le giornate tra ricerca di un lavoro - colloqui infruttuosi, che naufragano sempre nel momento in cui l’esaminatore si accorge che nome e foto sul documento (Paul) non corrispondono a chi ha davanti – e riunioni LGBTQ. Ortolani qui è capace di fare poesia attraverso un’ironia dissacrante, che pare voler deridere la protagonista e il mondo a cui appartiene, salvo poi spiazzare il lettore con lampi di riflessione e tenerezza disarmanti. Poi arriva l’amore, come sempre nella vita di Cinzia – come sempre nella vita di tutti noi – a sparigliare le carte. Così lei decide, al fine di poter frequentare il “suo” Thomas, di tornare a essere Paul, anche se sa benissimo che sta andando incontro alla sconfitta, alla più grande di tutte le sconfitte: un amore non corrisposto.

 

“Stile. Ci vuole stile, quando devi affrontare una situazione importante. E cosa c’è, di più importante, di una storia che finisce? … Sono stata respinta tante volte, so quello che dico. Ma se sono stata respinta tante volte è solo perché sono stata innamorata tante volte. Mi piace, innamorarmi … Per questo voglio essere bellissima. Perché se nessuno mi ama, devo farlo io.”

 

Cinzia ci dimostra così tutta la sua tenacia, quella di donna forte, capace di tenere testa letteralmente a tutto il mondo, che la osteggia, che la guarda come appunto una macchia sulla camicia pulita. E riuscirà a prendersi quello che vuole, quello che sogna. Ma a che prezzo? Questo non è un fumetto, ci ricorda la nostra eroina, ma è la vita vera. Se fosse un fumetto ci sarebbe un lieto fine stile Disney probabilmente. Per fortuna Ortolani qui ci ha raccontato uno spaccato di realismo puro, dove i finali sono sempre più belli e toccanti delle favole. Impossibile non provare una fortissima empatia nei confronti di Cinzia, non gioire per lei, non rivedersi in lei (per chi ha raggiunto la propria consapevolezza, qualunque essa sia) o non invidiarla un po’ (se questa certezza di noi è ancora un cantiere aperto). Siamo ciò che siamo, ed è questo che ci rende stupend3.

 

“Io sono una macchia. Ma va bene così. Perché una macchia si vede più distintamente. E così scopri che non sei sola. Che di macchie ce ne sono tante. E io le amo tutte … Io sono Cinzia.”


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