mercoledì 4 gennaio 2023

Un salto nel buio. "Mai stato figlio" di M.J. Inkroads, la nostra recensione.

 


Il buio ti assale subito, fin dalla prima pagina, a precisare che sarà una continua lotta tra noi, che annaspiamo tentando di tirar fuori la testa per prendere una boccata d’aria, e i flutti della mente che zavorrano inesorabili verso il fondo.

Eppure, in “Mai stato figlio” (Kdp 2021, pubblicato sotto lo psuedonimo di M.J. Inkroads), terza opera edita di Maria Laura De Luca (“Il peccato più grande” 2017 per Alter Ego e “Il vero colore dei camaleonti” 2020 per Kdp), tutto appare immediatamente chiaro. Conosciamo Frank (Francesco), cosa fa e ciò che è. Tuttavia, quella disturbante sensazione di malessere, fin dal principio ci fa dubitare della realtà che così chiara si dipana davanti ai nostri occhi, riga dopo riga.

Perché qui, di chiaro, non c’è nulla. Solo buio, ricordi che richiamano altro buio. Vite che si mischiano - per caso o destino, che il lettore scelga il vocabolo preferito - perché unite da antica amicizia e dolore, o per un fortuito scherzo del fato (appunto).

Ecco, il destino, altra parola chiave di tutta l’opera. Anzi riflessione chiave di tutto il romanzo, della vita di chiunque a pensarci bene. Che il nostro passato ci influenzi in maniera decisiva è chiaro a tutti, non è in discussione. Ma quanto e come possiamo affrancarci da questo? Dove sta il confine tra rivalsa e vendetta? Tra rivendicazione e abuso? Siamo sicuri che lottare per emanciparsi porti a un finale differente - non dico migliore o peggiore - rispetto all’accettazione passiva del “quel che è stato, è stato”?

Con la sua scrittura pulita e incisiva, Maria Laura è bravissima nel rendere le compulsioni ossessive del protagonista e la precarietà di chi gli ruota intorno, così brava da, come già scritto, in certi passaggi “disturbare”. Che poi, trattandosi di un thriller/noir, è il miglior complimento possibile. Ogni scena, ogni riflessione, ci riporta a interrogarci su quanto appena detto.

Pagina dopo pagina, il dubbio abbraccia ogni personaggio della storia, a cominciare dalla “Bionda”, una tentazione troppo forte, o un angelo redentore, che il protagonista si ritrova praticamente in casa. È un viaggio attraverso e assieme alla mente di Frank, dei suoi ragionamenti, delle sue paure, dei suoi slanci quando è finalmente convinto di aver trovato - a modo suo - un riscatto. È un viaggio nel buio, e nel buio, si sa, ogni coordinata va perduta. Però avvince, non permette ad alcuno di staccarsi dal suo abbraccio, e dunque le pagine scorrono veloci, mentre cerchiamo di anticipare l’autrice e scoprire come tutti i fili alla fine si ricongiungeranno.

Siamo presi da questa lotta contro il tempo, da un’impresa che pare quasi impossibile, e alla fine, quando tutto sembra andare a posto… Beh il buio non finisce mai, ormai dovremmo averlo capito.

Riflettendoci bene, per quanto possa sembrare assurdo, non ci sono personaggi veramente negativi, forse uno, ma solo anime dannate da una vita che non hanno scelto.

Per concludere volevo solo far presente che pure io, che mi chiamo Francesco come il protagonista, trovata la posizione giusta sul divano è veramente difficile farmi alzare. Che significa? Leggete il libro!

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