Qualche tempo fa avevamo pubblicato una recensione alla graphic novel "Saetta Rossa" scritta da Marco Bucci e illustrata da Riccardo Atzeni, libro che ci ha coinvolto e colpito in modo particolare. Abbiamo fatto qualche domanda all'autore Marco Bucci che, gentilmente, ci ha fatto l'onore di risponderci. E' stata una bellissima sorpresa e siamo felici di condividerla con voi tutti:
D: Iniziamo da lui. Il 10 Gennaio 2016 è stata una data che ha
segnato le vite di molti, io sono rimasta davanti al cellulare un po' come
Samuel, attonita. Mi rivedo molto in lui, in quel momento. David Bowie,
l’artista, la rock star, l’uomo delle stelle che alle stelle ha fatto ritorno,
che ad un tratto non era più “qui”. Non è facile parlare del suo genio, tanto
complessa e determinante è stata la sua personalità e la sua opera, così
immensa da regalargli l’immortalità. Immagino che significhi molto anche per
te. Lo hai scelto come filo conduttore di Saetta Rossa, è il punto di partenza
o il punto di arrivo?
La voce di David ha accompagnato gran parte della mia
vita. All’inizio era una presenza disincarnata, fatta di sola musica (grazie ai
miei genitori). Poi da ragazzino ho capito chi fosse, che faccia avesse,
trovandolo come interprete in Labyrinth. Non ho faticato a immaginare un futuro
popolato dalla sua icona. Tanto che è possibile trovarlo in tutte le sue
identità un po’ ovunque, sullo sfondo della vicenda che raccontiamo. Quindi ti
risponderei che David Bowie in Saetta Rossa è il futuro stesso. Un punto di
arrivo nel processo di autodeterminazione ed eterna reincarnazione. Non importa
chi sei ma chi decidi di essere.
D: Un altro filo conduttore di Saetta Rossa è, senza dubbio,
l’amore, nelle sue mille sfaccettature. E’ un sentimento universale che
trascende lo spazio e il tempo ed è un potente collante in grado di unire le
vite delle persone, questo è ciò che ho percepito leggendo le pagine della tua
graphic novel. E’ questa la tua concezione di amore? Quanto può essere
importante nell’evoluzione di noi stessi e del mondo?
Prima di rispondere devo precisare che non definirei
l’amore romantico come un’esperienza universalmente necessaria. Non lo è per
tutti. Ma l’amore è una forza che può unire le persone a prescindere dai loro
sogni, romantici o meno. Abbiamo un disperato bisogno di sentirci vicini a
qualcuno. E nel mio caso io estendo questo sentimento alla mia famiglia queer.
Creature meravigliose che mi hanno permesso di essere un narratore libero e una
persona felice. È sicuramente una delle forze più potenti che conosco ma sulla
quale non mi trovo spesso a scrivere storie. Saetta Rossa è un’eccezione.
D: E’ interessante il sistema in cui viene catapultato Samuel,
è così che vedi il futuro? C’è una particolare concezione di democrazia nel
mondo che descrivi in Saetta Rossa, è l’evoluzione che auspichi per il domani?
Sicuramente auspico che il mondo venga sollevato, come in
quel futuro, dalla totalità delle sue afflizioni. Ma insieme a Riccardo abbiamo
cercato di immaginare il “prezzo” da pagare per raggiungere questo traguardo.
Tutto sommato non credo sia eccessivo. Io ci vivrei.
D: Samuel, ad un certo punto, decide si “spegnersi” e
scollegarsi dal sistema al quale si trova ad appartenere nel futuro. E’ una
forte dichiarazione di identità, come mai questo gesto?
Samuel è una persona che sta cercando se stessa dopo che
ha perso ogni cosa (al di fuori di se stessa). Rifiuta questo futuro
frastornante, iperconnesso e costantemente in festa per trovare una direzione.
Scende dalla giostra, abbandona il dance floor, esce dal locale. Solo allora
capisce cosa sia davvero importante per lui. Nel silenzio torna a sentire la
musica. In quella parte, in effetti, sono stato molto romantico.
D: Ultima, ma non in ordine di importanza, domanda. Le
illustrazioni. Sono come la magia che incarna le tue parole, rappresentano alla
perfezione i concetti, li traspongono su carta creando un insieme veramente
coinvolgente. Come è nata questa collaborazione tra te e Riccardo? L’alchimia
tra parole e disegni è davvero molto importante, difficile non restarne
impressionati. Come nasce un sodalizio tanto forte e ben riuscito?
Ho visto un acquerello appeso a una parete sopra al
divano di un mio amico. Gli ho chiesto chi fosse l’autore perché volevo
assolutamente lavorare con lui. Poche settimane dopo io e Riccardo ci sentivamo
regolarmente al telefono. Siamo diventati amici come capita di rado da adulti,
nonostante fossimo uno a Bologna e l’altro a Cagliari. È difficile non
innamorarsi del suo lavoro e della sua immaginazione. Per me è stato un colpo
di fulmine. Non saprei davvero come altro definirlo. Ecco perché stiamo già
lavorando a una nuova storia. Non riusciamo a fermarci, proprio come le persone
del futuro che abbiamo immaginato.
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