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domenica 30 ottobre 2022

Carlo il bonsai legge cose: "Monsieur Malausséne" di Daniel Pennac.

 



Carlo legge cose, ma soprattutto Carlo cerca una via di fuga. Come l’acqua bloccata da una diga. Che poi è quello che fa il povero Benjamin Malausséne in ogni storia, evitando gli accanimenti di un destino decisamente burlone. Ed è quello che fa la sua variopinta famiglia, un meraviglioso carnevale di anime, un branco di spiriti che si lasciano andare, eludendo dogmi e paletti, reinventando le regole del vivere sociale quando quest’ultime non si adattano al loro sentire. Questa è la storia, Signore e Signori, di quando lo scrittore Daniel Pennac, in quel preciso momento, venne toccato dal Genio, dalla stessa carezza divina che sfiorò Calvino, a cui dire ”scrittore” è fargli un’offesa seppur postuma, perché anche Genio, con la G maiuscola, è comunque riduttivo, quando uno è capace di scrivere capolavori assoluti come Marcovaldo o “Il ciclo degli antenati” (per restare in ambito favolistico). Poiché non si può creare, col semplice genio (notare adesso la “g” minuscola) umano un caleidoscopio tanto colorato, un circo Barnum senza mostri (a parte quelli che si definiscono “normali”), con il solo semplice intelletto. Non è immediato, non è per tutti, entrare nel mondo di Belleville, ma proprio per questo ne vale la pena. Il protagonista della tetralogia (“Il paradiso degli orchi”, “Fata carabina”, “La prosivendola” e “Signor Malausséne”) è appunto Benjamin Malausséne, di mestiere “capro espiatorio” e già questo basta per darvi la dimensione del mondo nel quale state per immergervi. Benjamin ispira compassione a chiunque, e riesce a monetizzare questo talento, prima in un grande magazzino e poi presso le Edizioni del Taglione. La dinamica del suo lavoro è molto semplice: arriva un cliente arrabbiato, il direttore lo ascolta fingendo grande empatia col problema descritto, quindi chiama il nostro protagonista e lo accusa, davanti al cliente stesso, di essere il responsabile del disastro. La faccia contrita di Benjamin, mentre viene investito dal vomito d’odio del suo titolare, suscita umana pietà nel cliente che invariabilmente prega il direttore di smetterla e ritira il reclamo. Questa è la vita del nostro eroe, prendersi le colpe del mondo. Non un gran vivere a pensarci, ma potrebbe andare peggio. E infatti va peggio, visto che in ogni libro i Malausséne si ritrovano invischiati in qualche omicidio (tutti gialli davvero ben strutturati e divertenti) e dovranno essere loro (con Benjamin in testa) ad aiutare Rabdomant e gli altri poliziotti a giungere alla verità. Ma il mondo di Belleville non sarebbe tanto fantastico se non ci fossero comprimari all’altezza del protagonista. Pagina dopo pagina scopriamo la stupenda famiglia di Benjamin, a partire da Mamma, di cui Benjamin è il primogenito; una donna che ha avuto sette figli da altrettanti compagni, e che a un certo punto della storia scappa, salvo poi tornare e scappare nuovamente.

Fare l’elenco completo dei personaggi è veramente lungo, noioso e Carlo si dimenticherebbe sicuramente di qualcuno, quindi niente elenchi, solo un flusso di ricordi ed emozioni, chi verrà nominato bene, gli altri vi aspettano tra le pagine dei quattro romanzi. C’è Clara, la sorella tanto amata da Benjamin, quella che lui stesso ha fatto nascere, l’unica donna che avrebbe amato se non ci fosse di mezzo il vincolo della parentela. Jèrèmy, fratello piromane (come fai a non amare un bambino che brucia la scuola e ha quel nome che a Carlo ricorda tante altre cose?), c’è Piccolo, il preferito di Carlo, sarà forse per via degli incubi o dei suoi occhiali rosa (“Il bambino era inchiodato alla porta, come un uccello del malaugurio. I suoi occhi plenilunio erano quelli di una civetta”). C’è Julius il cane epilettico, Stojil che vuole tradurre Virgilio in serbo, la Regina Zabo (anoressica titolare delle Edizioni del Taglione), il Signor Malausséne voce narrante dell’ultimo capitolo, e mille altri veramente, fino ad arrivare a suor Gervaise, ex prostituta ora dedita alla protezione delle stesse e che nel finale dell’ultimo libro regalerà una sorpresa inaspettata (ma qui Carlo si autocensura e non spoilera niente).

 

“Nonno perché questo sì e quell’altro no?” (riferito a due pesci pescati, uno ributtato in acqua e l’altro messo nel cestino per essere cucinato a casa).

“Questa è la domanda che Dio non si pone mai.”

Ecco, non ponetevela nemmeno voi la domanda: decidete di leggerli tutti questi libri, abbandonatevi a questo mondo e alle sue regole, senza tentare di trovarci un senso. Il senso lo troverete alla fine del viaggio, come sempre accade, quando comprenderete che è assolutamente normale avere come nome di battesimo Signor Malausséne, con due maiuscole, perché anche le maiuscole, se fai attenzione, si sentono quando pronunci il nome.

 

“Ed è così che lo chiamiamo.” Dichiara Jèrèmy.

“Malausséne?” domanda Thèrése.

“Signor Malausséne” dice Jèrèmy.

“Signor Malausséne?” insiste Thèrése.

“Sì, con due maiuscole, Signor Malausséne.”

 

Grazie Daniel, Carlo ti vuole bene.

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