Translate

mercoledì 9 novembre 2022

Carlo il Bonsai ha un grande mito: David Bowie. Qui la recensione di "Moonage Daydream", film documentario di Brett Morgen.



"Keep your ‘lectric eye on me babe
Put your ray gun to my head
Press your space face close to mine, love
Freak out in a moonage daydream oh yeah!"


David Bowie nasceva a Brixton l'8 Gennaio 1947 o forse è stato sempre qui, chi può saperlo davvero? Leggenda, mito, uomo dello spazio, cosa non si è detto di lui? Icona di stile, rockstar, precursore dei tempi, ispirazione per la sua generazione e molto oltre, pioniere della libertà di genere e di espressione, maliziosamente ambiguo, forse un alieno, Ziggy Stardust. Ricoperto di polvere di stelle e lustrini l'immenso Duca bianco viene presentato in questo film/documentario di Brett Morgen in molte delle sue (impossibile afferrarle tutte) sfaccettature. Moonage Daydream è un omaggio appassionato che mostra, tra filmati di repertorio, interviste, riprese dai live di quegli anni, momenti della vita di Bowie, toccando anche quelli meno noti, con il sottofondo costante della musica glam rock che lo ha reso così famoso in tutto il mondo. Ci porta a Berlino, negli anni del muro, nel Giappone che tanto lo affascinò, ci porta negli anni folli americani, apre lo sguardo sui suoi quadri, mostrandoci la sua attività di creativo a 360 gradi. Si apre con la luna, "Hello Spaceboy" dice la gente, si chiude con la luna "Space Oddity", in bianco e nero, perché la morte ruba i colori, non i ricordi. Mentre ci gettiamo nel vortice dei mille cambiamenti, le rivoluzioni, le involuzioni, i colori, le note, gli applausi e il delirio del pubblico che caratterizzarono la vita di questo artista sempre volto al cambiamento, tagliente come una saetta e scintillante come un fuoco d'artificio, siamo quasi storditi e la sala di un cinema sembra diventare un enorme palcoscenico che tenta di racchiudere tutto ciò che Ziggy portò da Marte, un salto nello spazio, nel pianeta Bowie. La storia viene raccontata in modo non cronologico, una realizzazione all'apparenza discontinua, che a volte ripropone gli stessi fotogrammi, sorrisi, parole, frammenti, ma che rende benissimo l'idea del mondo complesso che vuole rappresentare, quello di un genio, discontinuo, incostante, sempre fedele a sé stesso, un film fuori dagli schemi, che regala un momento in rosa quando parla dell'amore per la moglie Iman. "Non ho avuto scampo" rivela David a tal proposito sorridendo, e non lo abbiamo avuto nemmeno noi. Farsi rapire da David Bowie è una esperienza meravigliosa, semplicemente, e questo documentario è una imperdibile perla in una collana infinita di gemme preziose. 

Dovunque tu sia continua a splendere, Ziggy Stardust. Qui sulla Terra hai lasciato un enorme vuoto. 

Nessun commento:

Posta un commento