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giovedì 27 ottobre 2022

Carlo il bonsai legge cose: "Eureka Street" di Robert McLiam Wilson



A Carlo il bonsai piace l’Irlanda, credo sia ormai pacifico per tutti. E in questo libro, di Irlanda, ce n’è tantissima, e non solo perché lì è ambientato. La magia di quell’isola si respira in ogni pagina, nei dialoghi brillanti e ironici, nella crudezza con cui sono descritte le situazioni più drammatiche, nella dirompente leggerezza con cui la vita si riprende i propri spazi, nonostante tutto. Ma, soprattutto, nella capacità di restare vicini, anche vivendo dentro una “guerra” lunga decenni, pur essendo cresciuti con l’imperativo di diffidare dal “diverso.” 

Tutte le storie sono storie d’amore. Così comincia il romanzo di McLiam, e pure l’incipit è tremendamente irlandese, se si conosce quel popolo. Ma dimenticatevi il romanticismo, anche se poi alla fine c’è un po’ anche di quello – in un finale che Carlo non ha digerito del tutto, ma forse perché lo aveva “sgamato” fin dall’inizio -, non è l’amore finalizzato a conquistare una donna. È qualcosa di più ampio, è quello che l’amore alla fine è. Jake e Chuckie sono amici fin dalla nascita, uno cattolico (Jake) e l’altro protestante (Chuckie), e già questa è una pessima base di partenza se vivi a Belfast, anno del signore 1994.  Però già questo è amore, se un’amicizia resiste nonostante la differente appartenenza religiosa, in quegli anni, in quel posto. Jake è il classico bullo dal cuore d’oro, che ovviamente cerca di tenere ben nascosto, perché non si sa mai – in quegli anni, in quel posto -, ma indovinate cosa cerca? Amore, appunto. Questa volta sì, romantico. Chuckie è Pippo, l’amico di Topolino, solo più grasso. Stralunato, strampalato, pieno di idee assurde con le quali è convinto di poter diventare un mago della finanza. Chiaramente una causa persa, ma non sottovalutate mai un irlandese con un sogno. Attorno a loro girano gli amici e tutta Belfast, ed è un affresco perfetto dell’Irlanda: i vicoli nascosti, le birrerie, le ciance allegre capaci di spazzare via la pioggia insistente. Ma anche i discorsi profondi, di quelli che ti inchiodano a una realtà che non puoi evitare, che ti fanno pensare che se te certe domande le puoi ignorare… beh sei molto fortunato a essere nato nel posto dove sei nato, e non a Belfast, in quegli anni.

Il fine giustifica i mezzi? È la domanda attorno a cui gira una discussione tra Jake e Sarah (protestante come Chukie), una delle discussioni che danno il senso a tutto il libro. Una litigata - all’apparenza come tante – che pare solo un ringhiarsi addosso dei dogmi incestati nel DNA, il cui senso si è perso nella notte dei tempi. O per meglio dire: è come si evolve il tutto che dà il senso alla frase d’apertura del libro, che poi – oramai lo avrete capto – significa dare il senso a tutto il racconto.

Ma in mezzo a questo mondo comunque allegro, anche quando il grigio del cielo abbraccia tutto e tutti, arriva la chiave di volta di tutta la storia. Una bomba come tante - purtroppo - in quegli anni esplode, sventrando un pub. La descrizione è incredibilmente vivida, fa arrivare al naso e in gola la polvere che oscura il sole, l’odore acre che è un misto di sangue, follia ed esplosivo. Impossibile non sentirsi turbati. Siamo là che piangiamo assieme ai superstiti, guardandoci negli occhi e chiedendoci perché. Ecco, la forza di Jake e dei suoi amici, che altro non sono se una rappresentazione degli irlandesi tutti, questa domanda se la pongono fino a un certo punto. C’è una vita da prendersi, perché quello è il solo antidoto a tutto quell’orrore. E così la vita torna a fare capolino, situazione assurda dopo situazione assurda, chiacchiera surreale dopo chiacchiera surreale. Con l’ironia amara e feroce che impregna ogni pagina che sfoglierete e che adorerete, perché è – assieme all’amore -veramente il solo antidoto che esiste per le brutture del mondo. Viviamo in un universo sconfinato, dove c’è spazio per ogni tipo di finali e per un numero infinito di incipit…Belfast non è altro che un intrico di strade e collinette, un sussurro di Dio. Non è meraviglioso, e immenso, questo nostro mondo?

Ecco cosa leggerete nell’ultima pagina, la chiosa perfetta per l’incipit perfetto: non possiamo pensare di poter controllare tutto, né di renderci immuni o evitare fatalità o tragedie. Ma come reagire dipende solo da noi. Carlo il bonsai vuole molto bene a chi, facendoci molto più ridere che piangere e senza mai essere pesante, riesce a raccontarci questa verità.


1 commento:

  1. È veramente una perla misconosciuta, questo romanzo. Credo che un punto forte come quello sull'amore, totale, laico nonostante la religione corra profonda in tutte le pagine, vada ribadito ogni giorno, in questi nostri tempi.

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