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giovedì 3 novembre 2022

Carlo guarda cose: "L'incredibile storia dell'isola delle rose"


 


“- Che cosa può fare per lei, signor Rosa, il Consiglio d'Europa?

- Salvare la mia isola.

- Lei ha comprato un'isola?

- No. L'ho fatta.”

 

Sydney Sibilia, classe 1981, ha attualmente al suo attivo soltanto due film ma è come se ne avesse realizzati il triplo. “Smetto quando voglio” e “L’incredibile storia dell’isola delle rose” sono due perle assolutamente rare e oggi Carlo il bonsai condivide alcune riflessioni sul secondo titolo, uscito nel 2020. La trama prende spunto da un progetto folle, utopistico degli anni ‘60, che inaspettatamente prese talmente tanto piede che la gente iniziò a crederci veramente. L’isola delle rose diventò in breve tempo un fenomeno culturale, di massa, anche se rimasto nella nicchia per la maggior parte di coloro che sono venuti dopo. La piattaforma marittima (ovvero l’isola) fu realmente fondata dall’ingegner Giorgio Rosa nel 1968 al largo delle coste di Rimini fuori dalle acque territoriali italiane per farne il proprio mondo privato e diventò una micro nazione, per poi essere demolita nel 1969. L’isola si dotò di una sua lingua ufficiale (l’esperanto), di moneta e governo autonomi ovviamente osteggiata dal governo italiano che, in prima istanza, non prese molto sul serio la questione, bollandola come il gesto di un pazzo. Il caso dell’isola, invece, attirò l’attenzione della stampa straniera e finì all’ONU che lo accolse di buon grado, essendo ostile al governo del tempo, guidato da Giovanni Leone. La resistenza dei sei abitanti dell’isola mise in grande difficoltà l’autorità italiana che le dichiarò addirittura guerra mandando una nave armata per bombardarla, cosa che avverrà solo dopo che saranno stati fatti evacuare gli occupanti. I sogni, però si sa, non li puoi bombardare, infatti l’isola resistette. Fu riempita di esplosivo e fatta esplodere ma non affondò, i pali resistettero deformandosi anche se alla fine scomparve nelle acque nel 1969. Cast eccezionale per il film distribuito da Netflix: Elio Germano, Zingaretti, Bentivoglio, bravissimi a rendere sullo schermo le paure della classe politica del tempo che fu inaspettatamente scossa da questa rivoluzione, spaventata dall’idea (trasformata in realtà) che la democrazia si potesse formare in maniera alternativa e relativamente semplice da coloro che si erano mossi per creare quello che sembrava essere un “attentato alla Repubblica”. Lo Stato avrebbe potuto dialogare invece di reprimere e bombardare, è questo uno dei messaggi che fanno di questo film un importante spunto di riflessione. La forza è il mezzo? Le idee si possono bombardare? Possono scomparire nelle acque profonde senza lasciare traccia? Ciò che è piccolo e all’apparenza insignificante, quanto può farsi grande e minaccioso se condiviso e alimentato a dovere? L’isola affondò, ma qualcosa è rimasto a tutt’oggi, un segno importante della sua esistenza che ci fa pensare a cosa sarebbe accaduto se si fosse concretizzato il progetto dell’ingegner Rosa e degli altri abitanti. Dopo la scomparsa della piattaforma, infatti, per evitare che si ripetessero casi simili in futuro, l’ONU stabilì a 12 miglia (invece di 6) il limite delle acque territoriali italiane, ma per allontanare che cosa? Le idee? La libertà? Le alternative? Oppure tutto insieme? E' davvero così facile dare forma alle utopie? Queste sono alcune delle domande che Carlo si è posto dopo un'appassionata visione, quali sono le vostre?

L’incredibile storia dell’isola delle rose, Sydney Sibilia, 2020

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