“- Che cosa può fare per lei, signor Rosa, il Consiglio
d'Europa?
- Salvare la mia isola.
- Lei ha comprato un'isola?
- No. L'ho fatta.”
Sydney Sibilia, classe 1981, ha attualmente al suo attivo
soltanto due film ma è come se ne avesse realizzati il triplo. “Smetto quando
voglio” e “L’incredibile storia dell’isola delle rose” sono due perle
assolutamente rare e oggi Carlo il bonsai condivide alcune riflessioni sul
secondo titolo, uscito nel 2020. La trama prende spunto da un progetto folle,
utopistico degli anni ‘60, che inaspettatamente prese talmente tanto piede che
la gente iniziò a crederci veramente. L’isola delle rose diventò in breve tempo
un fenomeno culturale, di massa, anche se rimasto nella nicchia per la maggior
parte di coloro che sono venuti dopo. La piattaforma marittima (ovvero l’isola)
fu realmente fondata dall’ingegner Giorgio Rosa nel 1968 al largo delle coste
di Rimini fuori dalle acque territoriali italiane per farne il proprio mondo
privato e diventò una micro nazione, per poi essere demolita nel 1969. L’isola
si dotò di una sua lingua ufficiale (l’esperanto), di moneta e governo autonomi
ovviamente osteggiata dal governo italiano che, in prima istanza, non prese
molto sul serio la questione, bollandola come il gesto di un pazzo. Il caso
dell’isola, invece, attirò l’attenzione della stampa straniera e finì all’ONU
che lo accolse di buon grado, essendo ostile al governo del tempo, guidato da
Giovanni Leone. La resistenza dei sei abitanti dell’isola mise in grande
difficoltà l’autorità italiana che le dichiarò addirittura guerra mandando una
nave armata per bombardarla, cosa che avverrà solo dopo che saranno stati fatti
evacuare gli occupanti. I sogni, però si sa, non li puoi bombardare, infatti
l’isola resistette. Fu riempita di esplosivo e fatta esplodere ma non affondò,
i pali resistettero deformandosi anche se alla fine scomparve nelle acque nel
1969. Cast eccezionale per il film distribuito da Netflix: Elio Germano,
Zingaretti, Bentivoglio, bravissimi a rendere sullo schermo le paure della
classe politica del tempo che fu inaspettatamente scossa da questa rivoluzione,
spaventata dall’idea (trasformata in realtà) che la democrazia si potesse
formare in maniera alternativa e relativamente semplice da coloro che si erano
mossi per creare quello che sembrava essere un “attentato alla Repubblica”. Lo
Stato avrebbe potuto dialogare invece di reprimere e bombardare, è questo uno
dei messaggi che fanno di questo film un importante spunto di riflessione. La
forza è il mezzo? Le idee si possono bombardare? Possono scomparire nelle acque
profonde senza lasciare traccia? Ciò che è piccolo e all’apparenza
insignificante, quanto può farsi grande e minaccioso se condiviso e alimentato
a dovere? L’isola affondò, ma qualcosa è rimasto a tutt’oggi, un segno
importante della sua esistenza che ci fa pensare a cosa sarebbe accaduto se si
fosse concretizzato il progetto dell’ingegner Rosa e degli altri abitanti. Dopo
la scomparsa della piattaforma, infatti, per evitare che si ripetessero casi
simili in futuro, l’ONU stabilì a 12 miglia (invece di 6) il limite delle acque
territoriali italiane, ma per allontanare che cosa? Le idee? La libertà? Le
alternative? Oppure tutto insieme? E' davvero così facile dare forma alle utopie? Queste sono alcune delle domande che Carlo si è posto dopo un'appassionata visione, quali sono le vostre?
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